Human

I sorrisi erano ovunque. Cordiali, aperti, perfetti.

Andrea entrò per la prima volta nella sede di Griffon Industries con la sicurezza di chi sa il fatto suo. Dopotutto, aveva esperienza, risultati alle spalle e un mandato chiaro: dare una svolta commerciale alla divisione italiana.

Quello che non sapeva, è che la sua condanna era già stata scritta.

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Il nuovo capo

 

Il primo giorno fu impeccabile.

Il CEO lo presentò con entusiasmo, gli stringeva la mano come si fa con un vecchio amico. Il team lo accolse con applausi e strette di mano calorose. Sorrisi ovunque.

🔹 “Ci serviva proprio qualcuno come lei.”
🔹 “Siamo carichi per questa nuova fase!”
🔹 “Finalmente un leader con una visione chiara!”

Nessuna resistenza, nessuna diffidenza. Era un’accoglienza perfetta.

Forse troppo perfetta.

Il gioco inizia

 

I primi mesi passarono senza un intoppo.

Le sue proposte venivano approvate all’unanimità. Ogni meeting filava liscio. Nessuna obiezione, nessun attrito. I numeri non esplodevano, ma il team si muoveva bene.

 

Ma c’era un dettaglio stonato.

Ogni volta che Andrea entrava in ufficio, sentiva sguardi addosso. Un’ombra di esitazione nei sorrisi troppo perfetti.

Quando si voltava per incrociare quegli sguardi, il team era già chino sulle scrivanie.

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Il momento della verità

 

La svolta arrivò al primo progetto critico.

Era il momento di dimostrare che la sua strategia poteva fare la differenza. Entrò nella sala riunioni con la solita sicurezza.

Ma quella volta, qualcosa era cambiato.

Nessuna battuta, nessuna pacca sulla spalla. Il team era lì, seduto, immobile. Occhi fissi su di lui, silenziosi.

“Qualcuno ha dei dubbi?” chiese, cercando un cenno di reazione.

Silenzio.

Poi, un collega alzò lo sguardo e sorrise. Un sorriso appena accennato, diverso dai soliti.

“No, Andrea. Se dici che è la scelta giusta, andiamo avanti.”

L’omicidio perfetto

 

Andrea non ci pensò più di tanto. Il team era con lui. O almeno così credeva.

Poi arrivò il disastro.

 

Il progetto fallì. Clamorosamente.

E improvvisamente, i sorrisi erano spariti.

🔹 “Forse non eravamo pronti per questa strategia.”
🔹 “Io avevo qualche perplessità, ma se il capo era convinto…”
🔹 “Potevamo discuterne di più, magari evitare certe scelte.”

 

Andrea si guardò intorno. Si rese conto che nessuno lo stava difendendo.

Era solo.

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Benvenuto nel club. Sei il prossimo?

 

Un mese dopo, Andrea lasciò la Griffon Industries.

Non c’era stata resistenza aperta.
Nessun confronto diretto.
Nessuno aveva mai detto NO alle sue idee.

 

Era stato lasciato solo, senza accorgersene.

Lo avevano fatto cadere nella sua stessa sicurezza.

E il ciclo stava per ricominciare

Un nuovo manager era appena arrivato.


E i sorrisi erano già pronti per lui.

Ma il gioco non è finito.

 

Andrea era sicuro che fosse tutto finito. Ma si sbagliava.

Una sera, mentre controllava LinkedIn, ricevette una notifica.

Richiesta di connessione da: Griffon Industries – Direttore Commerciale.

Una sua foto.
Un suo sorriso.
Un nuovo nome.

 

E sotto, un commento lasciato da uno dei suoi ex collaboratori:

🔹 “Benvenuto a bordo. Siamo tutti con te.”

Andrea fissò lo schermo. Un brivido gli percorse la schiena.

 

Era ricominciato.

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Ti sembra solo una storia? O ti suona dannatamente familiare?


Il punto è: te ne accorgeresti in tempo? O faresti la stessa fine?

15 commenti

  1. Madonna, mi sono rivisto in questa storia. Quando sono entrato nella mia nuova azienda da direttore commerciale, tutti super gentili, super disponibili. Poi al primo problema, puff, spariti. Nessuno che si prendeva responsabilità, nessuno che diceva ‘no capo, è un errore’. Quanta ingenuità da parte mia. Mai più

  2. Dai ragazzi, basta avere occhio e fiuto. Se un team ti testa, glielo fai capire tu chi comanda

  3. Aspetta aspetta aspetta. Sto leggendo sto post e ho i brividi. Il nostro nuovo direttore commerciale è stato accolto con troppa gioia e zero obiezioni. Ora mi viene il dubbio… staranno aspettando il primo errore? Urge osservare meglio la situazione.

  4. Mai letto qualcosa di così dannatamente vero. Tutti pensano che il nemico sia chi ti attacca, ma quelli che sorridono troppo… quelli sì che sono un problema. Lo condivido subito, troppi manager non ci pensano

  5. Posso dirlo? Fregato come un pollo. Entrato come operations manager, tutto perfetto, tutti d’accordo con me. Poi primo problema serio, silenzio totale, scaricabarile e addio leadership. Questa cosa va insegnata subito ai nuovi manager

  6. Situazione classica. Nei primi mesi il team ti studia, non ti segue. E se non lo capisci in tempo, finisci per convincerti di essere un grande leader… finché non arriva il primo schiaffo. Sempre chiedere feedback reali, sempre testare il gruppo

  7. Io, da CEO, sempre diffidente su certe accoglienze troppo perfette. Se nessuno mette in discussione niente, c’è qualcosa che non torna. Anzi, spesso chiedo apposta un parere discordante nei primi giorni per vedere chi ha il coraggio di esprimersi davvero. Non si fa leadership con gli yes-man

  8. Dopo 20 anni nel ruolo di CFO ho imparato che il pericolo non è quando un team ti ostacola, ma quando ti accoglie troppo bene. Se non ci sono resistenze, il problema potrebbe essere proprio che ti stanno valutando… e non per il tuo bene. Fidarsi è bene, testare il team è meglio.

  9. “Ma quindi secondo voi è sempre una strategia del team? O dipende anche dall’atteggiamento del manager? Perché ho visto nuovi capi essere rispettati da subito, e altri farsi ‘testare’ per mesi. Non è che il problema è anche dall’altra parte?”

  10. Cavolo, perfetta descrizione di una cosa che ho vissuto 2 anni fa. Mai fidarsi dei troppi sorrisi all’inizio. Post illuminante, lo giro subito a un paio di colleghi

  11. Ci pensavo ieri. Il mio capo ha appena preso una decisione sbagliata e nessuno ha detto nulla. Ho capito adesso perché. 🤯

  12. Mah, io sono GM e la vedo diversamente. Un’accoglienza positiva è anche un segnale che il team ha voglia di cambiamento. Poi certo, bisogna stare attenti, ma se si entra con diffidenza si rischia di creare muri invece di costruire ponti

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